La produzione del biometano è una grande opportunità per l’economia circolare e per la lotta alla crisi climatica nel nostro Paese. Lo sviluppo degli impianti a biometano è fondamentale e comporta notevoli vantaggi ambientali su diversi fronti: chiusura del ciclo dei rifiuti organici, degli scarti agricoli e dei sottoprodotti dell’agroalimentare; restituzione al suolo del carbonio per fermare i processi di desertificazione; produzione di energia da fonte rinnovabile; decarbonizzazione del settore della mobilità e dei trasporti; lotta all’inquinamento atmosferico. L’Italia con i suoi 2mila impianti (l’80% dei quali è in ambito agricolo) è il secondo produttore di biogas in Europa e il quarto al mondo ma il potenziale produttivo di biometano potrebbe essere ancora più elevato. Infatti si stima che al 2030 il contributo del biometano potrebbe essere di 10 miliardi di metri cubi all’anno (di cui almeno 8 da matrici agricole), pari a circa il 15% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale e ai due terzi della potenzialità di stoccaggio della rete nazionale. La “materia prima” per alimentare la filiera del biometano non manca ed è in crescita. A livello nazionale la raccolta differenziata dei rifiuti urbani nel 2018 ha raggiunto il 58% (circa 17,5 milioni di tonnellate). La frazione organica (FORSU) rappresenta la quantità maggiore tra i rifiuti differenziati essendo pari a 7,1 milioni di tonnellate (è il 40% del totale dei rifiuti urbani differenziati). Secondo l’ultimo rapporto del CIC (Consorzio Italiano Compostatori) i 56 impianti di compostaggio e digestione anaerobica per la produzione di compost e biogas hanno trattato circa 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti organici differenziati. Gli impianti che producono biometano dalla FORSU invece sono invece 8. In virtù dell’inevitabile aumento delle quantità e necessario miglioramento della qualità dei rifiuti urbani differenziati, appare evidente come lo sviluppo della dotazione impiantistica per dare un senso agli sforzi fatti da cittadini e amministrazioni locali per differenziare i propri rifiuti sia un passaggio logico e naturale. Anche l’agroalimentare italiano ha necessità di gestire al meglio i suoi sottoprodotti e scarti, ridurre i impatti ambientali della filiera (basti pensare al consumo di gasolio dei mezzi agricoli e del trasporto dei prodotti o alla gestione dei reflui zootecnici) e di decarbonizzare le sue produzioni. Gli impianti di digestione anaerobica con produzione di biometano (da immettere nella rete del gas o da liquefare per il trasporto) permettono di qualificare ulteriormente sotto il punto di vista ambientale ed energetico il made in Italy conosciuto in tutto il mondo. Diverse aziende hanno iniziato da tempo a sviluppare mezzi pesanti funzionanti a biometano compresso, migliorando di molto la sostenibilità del trasporto su strada e del trasporto pubblico locale. Ulteriori passi avanti devono, però, essere fatti in questo segmento come in quello del trasporto navale. Favorire e incrementare la produzione di questa fonte di energia rinnovabile, attraverso una corretta pianificazione, comunicazione e condivisione locale degli impianti di produzione, da una parte faciliterebbe l’accettabilità degli stessi da parte dei vari territori e comunità mentre dall’altra rappresenterebbe un volano per l’economia del Paese oltre che uno strumento utile per rispettare quanto delineato dall’Europa con le ultime direttive in materia su economia circolare, biocarburanti e lotta alla crisi climatica. Eppure l’impiantistica per la produzione del biometano è molto osteggiata dai cittadini. La mancanza di conoscenza e fiducia è il vero ostacolo che al momento rallenta il percorso verso una vera realizzazione di quell’economia circolare di cui tanto si parla. Nonostante questi impianti siano consolidati dal punto di vista tecnico e dal ridotto impatto sui territori, non vengono visti di buon occhio e accettati dagli stessi cittadini che quei rifiuti producono e differenziano o che chiedono di ridurre gli impatti ambientali della filiera agroalimentare. Con il presente lavoro si intende chiarire e spiegare in maniera semplificata l’importanza e l’utilità che ha tutta la filiera del biometano per due semplici ma fondamentali motivi: – il primo è che la frazione organica dei rifiuti urbani, i sottoprodotti dell’agroalimentare, i reflui zootecnici se non vengono avviati alla filiera del biometano diventano un problema perché devono essere avviati a smaltimento; – il secondo è che come prodotto di risulta della lavorazione di questi flussi di materiali si ottengono due materie prime seconde di vitale importanza per l’uomo e le sue attività: il biogas e il compost/digestato. Il primo sostituisce il gas naturale di origine fossile (come il metano) che sappiamo essere uno dei principali nemici del clima; il secondo può essere riutilizzato in agricoltura, restituendo carbonio ai suoli e permettendo la riduzione dell’uso di fertilizzanti chimici nel settore.